S. Giovanni ev. ci dice che Dio è amore (1 Gv 4,16), è l’amore assoluto. La sua essenza, la sua “sostanza” è amore. Non è perciò contrario alla ragione, anche se troppo grande per la ragione umana il dogma della SS. Trinità. Noi possiamo appena recepirne qualche bagliore, grazie all’azione dello Spirito , attraverso le parole di Gesù che è immerso nell’esperienza trinitaria e la vive . (Gv 14 , 10-11) (Gv 14, 15-17).
Solo le sue parole ci permettono di accostarci a questa realtà che ci supera infinitamente e di cui non abbiamo conoscenza diretta . Possiamo appena intuirla attraverso similitudini e simboli.
Se Dio è amore, non può essere chiuso in se stesso. L’ amore che non “esce” da sé, che si ripiega su di sé, è narcisismo, egoismo, limite. E' un prodotto primitivo che deriva dalla lotta per la sopravvivenza : “tu mi sei utile o non mi sei utile, ti uso poi ti rigetto, la tua ”morte” è la mia vita, “vivi” finchè mi servi, poi non mi interessi più.”
Dio che è amore assoluto e vita piena in se stesso, non è un narciso. L’amore umano, quando è vero amore deve avere un oggetto su cui indirizzarsi, da riconoscere e conoscere nella sua essenza e unicità,da voler quasi inglobare in sé (non per niente per manifestare amore ci si abbraccia).
E’ l’oggetto riconosciuto e conosciuto come diverso da me, ma di grande valore per me, che mi permette di prendere coscienza di me stesso attraverso la relazione che si stabilisce fra noi e il suo riconoscermi come persona portatrice di valori. Acquisto il senso del mio valore attraverso la stima e il desiderio dell’ altro di quasi “inglobarmi” in sé.
Bene, penso che in Dio, proprio perché è amore a livello infinito,ci sia questo scambio, questa incommensurabile, travolgente corrente di amore.
Il Padre si riconosce padre attraverso il Figlio, a Lui si dona completamente e in Lui si compiace.
Il Figlio si riconosce figlio nel Padre, si dona tutto a lui e in Lui gioisce.
L’amore che “ingloba”, unisce, unifica, a livello infinito il Padre e il Figlio e quanto in lui viene ricapitolato (creazione) è lo Spirito Santo che è persona (e non ci è dato capire come) (Gv 14,20-25)
Lo Spirito essendo sostanza di amore è anche corrente di amore che unifica il Padre e il Figlio e che, a sua volta, si unifica al Padre e al Figlio col donarsi completamente ad entrambi.
E’ una forza creatrice perché l’amore vero crea.
Lo Spirito fluisce dal padre e dal Figlio ed esce anche da sè per tornare a donarsi e ad essere uno con il Padre e con il Figlio in un “abbraccio” (comunione) che unifica le tre persone pur rimanendo salve le rispettive individualità.
In Dio si armonizza e si compone nell’infinita perfezione dell’amore, l’eterno dissidio che noi uomini sperimentiamo: salvare noi stessi non facendoci fagocitare dall’altro e, nello stesso tempo, stabilire forti legami affettivi e rapporti validi con il prossimo.
Bella e vera è inoltre l’immagine di Dio, Roveto Ardente (Es 3,1-6) che brucia e non si consuma, che è immobile ma che è un eterno vortice di vita generatore di vita, perché l’amore genera, si espande. Pur se molto parziale, questa è anche una nostra esperienza. Dove c’è amore: in famiglia, negli ambienti di lavoro tutto fiorisce e prospera nella bellezza seppure tra fatiche e dolori. Dove c’è chiusura, rivalità e prevaricazione tutto si dissecca e vanifica: “terra alla terra, polvere alla polvere”, e si trasforma in bruttura.
Conosco una signora che viene da un paese molto lontano, è vedova ed ha lasciato nella sua terra due figlioli che frequentano l’università. Lavora duramente giorno e notte per permettere ai suoi figli di studiare. Tutti e tre si tengono quotidianamente in contatto telefonico ma a tutti manca tanto la presenza, la vicinanza fisica. Quest’anno, dopo parecchio tempo, la signora è tornata a trascorrere le ferie nel suo Paese. Si è preparata per mesi all’evento. E’ partita carica di cose buone per i suoi ragazzi.
Mi ha detto che quando rivede i suoi figli, nei momenti di quieta intimità, stanno tutti e tre a lungo distesi sul letto. La madre al centro e i figlioli uno alla destra e uno alla sua sinistra. Si tengono vicini e parlano,parlano, si raccontano, si comunicano eventi ed emozioni. La gioia dell’uno è la gioia dell’altro, la fatica della madre diventa la fatica dei figli, il dolore , le difficoltà e i successi di ciascun ragazzo sono di tutti e tre. Questo modo di viversi famiglia mi è sembrato una bella seppur parziale icona della Trinità che è completa comunione: tre in uno,uno in tre.
In Gesù che si fa uomo e che possiede tutto ciò che è proprio del Padre e dello Spirito avviene anche la comunione col creato,nella libertà. Fedele al modo assoluto di amare di Dio, Gesù uomo e Dio dona tutto se stesso morendo per noi per attirarci nell’abbraccio della comunione divina,nella vita in pienezza, nella risurrezione. Fa comunione con il nostro limite, con la nostra piccolezza, col nostro peccato che annulla colmando di Spirito Santo ciò che era creta informe, affinchè, la creazione uscita dalle mani di Dio, a Dio ritorni nella perfetta bellezza del progetto del Padre, che è anche progetto delle altre due Persone della SS. Trinità.
Detto questo,non ho detto nulla sulla SS. Trinità perché noi creature quando vogliamo scandagliare i misteri di Dio siamo nella condizione di ciechi nati che vogliono sapere e dire cosa e come è il colore del cielo.
Grazie Padre, Figlio e Spirito Santo.
Graziella Maschio
22/5/2016 Festa della SS. Trinità
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